Arianna

Author:     Framework: marmo    Located in: Sala 35 di Michelangelo e dei fiorentini

Acquistata dal cardinale Ippolito d’Este per i giardini del Quirinale nel 1572, la statua costituiva uno degli ornamenti più vistosi del giardino Del Bufalo presso fontana di Trevi, dove ripeteva il motivo della ninfa dormiente, canonizzato dalla Claeopatra vaticana.
Dopo la morte del cardinale d’Este avvenuta in quello stesso anno, la scultura fu comperata dal cardinale Ferdinando de’ Medici (futuro terzo Granduca di Toscana) e sistemata a Villa Medici di Roma.; da qui fu trasferita a Firenze nel 1787.
La statua dovette subire un complicato lavoro di restauro che comportò la sostituzione della testa cinquecentesca con una nuova, esemplificata sul modello di quella, certamente antica, della replica vaticana. Questo nuovo restauro, forse da imputarsi allo scalpello di Francesco Carradori, comportò quindi la rimozione della primitiva testa di Arianna che, finita nei depositi del Bargello, fu riconosciuta nel 1883 dall’archeologo Adriano Milani per essere infine sistemata, appena pochi mesi fa, nel nuovo allestimento della sala 56 degli Uffizi. Solo nel 1790, ultimati i lavori, la statua fece quindi il suo ingresso nel solo luogo degno della fama di una delle più celebrate nobilia opera della collezione granducale, la Galleria degli Uffizi, dove fu sistemata nell’attuale sala 41, all’epoca detta dell’Ermafrodito per la presenza in questo luogo anche di quella celebre scultura.
Nel 1794 il direttore Puccini chiese la rimozione dell’Arianna dalla Galleria perché giudicata troppo restaurata per stare a confronto con gli altri marmi degli Uffizi. La richiesta fu accolta e per il marmo, per secoli celebrato come una delle meraviglie di Roma e ancora adesso considerato dalla critica come la migliore delle tre repliche sopravvissute sino a noi di un perduto originale pergameneo della fine del III secolo a.C., iniziò un lungo pellegrinaggio che la condusse alla villa di Poggio Imperiale, a Palazzo Pitti e, infine, al Museo Archeologico dove, nel 1883, trovò una sistemazione che si pensava definitiva nel Salone del Nicchio di Palazzo della Crocetta. Così non fu. Il ripensamento del percorso espositivo di quel museo, elaborato in seguito all’alluvione del 1966, comportò la rimozione della statua che, relegata nei depositi di Villa Corsini a Castello, conobbe un breve ritorno all’attenzione del pubblico solo a partire dai primi anni duemila, in conseguenza del parziale riallestimento in forma museale degli ambienti monumentali della villa, grazie alla sensibilità della compianta Antonella Romualdi.